“A un certo punto succede qualcosa per cui uno rimane imprestato a delle vite vecchie, e succede sempre quello, sempre quello perchè ti si è instaurata l’ipnosi percettiva. E ti sembra che tutto si ripeterà sempre uguale, all’infinito. E uno diventa sempre sé e ridiventa sempre sé, e così via, soltanto che se ridiventi sempre te, senza inglobarti tutti i giorni un po’ di mondo, nel senso di pezzetti di mono nuovi, pian piano, vitalmente, diventi carta secca, legno, cioè diventi una grinza vivente.”

E’ come se non mi riuscisse di raccontarvi altro sul libro e più in generale sull’autore, Ugo Cornia. Ha uno stile che pare strano appena si inizia a leggere e poi coinvolge e ti fa venire voglia di sapere come tirerà avanti per il resto del racconto. La sua spigolosità mi si confà.

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