Storie che si intrecciano, punti di vista dei diversi personaggi che ribaltano il senso di tutto il racconto. Ho visto diverso tempo fa questo film di Virzì, e devo dire che ci ho pensato su parecchio, sia per le scelte di regia che per la storia narrata. Le prime scene partono proprio da un incidente che vede coinvolto un ciclista investito da un Suv e da lì si snodano le vicende viste ogni volta da un diverso protagonista. C’è un padre, la cui figlia è fidanzata con un ragazzo ricco, e attraverso i suoi occhi apprendiamo della sua volontà di investire soldi che non ha per diventare anch’egli ricco. C’è una donna, madre del ragazzo ricco, ricca ovviamente ma infelice. E c’è una ragazza, fidanzata del ragazzo ricco, che non è interessata al denaro ma alla vita e all’amore. Non di tutti i personaggi, dunque, viene svelato il mondo interiore e soprattutto mi ha colpito come il padre di questo ragazzo non sia coinvolto quasi mai direttamente nella storia, una presenza-assenza dedicata in pratica soltanto al denaro e al suo accumulo. Questo infatti è il tema portante di tutto il film: quanto la nostra vita sia comandata dal denaro e dalle persone che con esso giocano, speculano, comandano.

Il capitale umano è il parametro delle assicurazioni per stabilire i rimborsi in caso di morte. Comprende le tue conoscenze, abilità, quanto guadagni e anche le emozioni, quantità e qualità delle relazioni. Viene considerato tutto e tradotto in una cifra monetaria. Un calcolo che afferma scientificamente quanto vale la vita di una persona, tenendo conto del fatto che non tutte le vite sono uguali, economicamente parlando.

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