Mi accorgo ora che sono più di due mesi che questa recensione rimane qui in sospeso e non pubblicata! Ma ora provvedo e vi racconto, tento almeno. Inizia così:

“E allora oggi è sabato 18 marzo e sono seduto nel bar strapieno di gente dell’aeroporto di Fort Lauderdale, e dal momento in cui sono sceso dalla nave da crociera al momento in cui salirò sull’aereo per Chicago devono passare quattro ore che sto cercando di ammazzare facendo il punto su quella specie di puzzle ipnotico-sensoriale di tutte le cose che ho visto, sentito e fatto per il reportage che mi hanno commissionato.
Ho visto spiagge di zucchero e un’acqua di un blu limpidissimo. Ho visto in completo casual da uomo tutto rosso col bavero svasato. Ho sentito il profumo che ha l’olio abbronzante quando è spalmato su oltre dieci tonnellate di carne umana bollente. Sono stato chiamato “Mister” in tre diverse nazioni. Ho guardato cinquecento americani benestanti muoversi a scatti ballando l’Electric Slide.”

Immaginatevi una crociera extra-lusso nei Caraibi e un uomo strano che la affronta di petto per scriverci un articolo su commissione di una rivista famosa (Harper’s): ne esce una divertente critica alla società americana, descritta come piuttosto opulenta e un tantino sciocca, ma con la leggerezza che solo il tocco ironico di David Foster Wallace ha.

“La coppia di pensionati di Chicago, ormai astuti veterani delle code, visto che è la loro quarta crociera extralusso, spintonando a destra e a manca sono molto più avanti di me. Una seconda signora addetta al Controllo Folle della Celebrity ha un megafono e continua a ripetere instancabilmente di non preoccuparci delle valigie, che ci raggiungeranno più tardi, e sono il solo, a quanto pare, a trovare la cosa agghiacciante nel suo involontario richiamo alla scena della partenza per Auschwitz di Schindler’s List.”

Prematuramente scomparso, questo autore ha prodotto alcuni libri tra i più incredibili degli ultimi decenni, di cui vi parlerò nei prossimi post.

dfw