Ogni tanto, mentre sistemo il bucato, ripenso a questa scenetta che mi accadde diversi mesi fa e sorrido. Innanzitutto perchè penso sempre al fatto buffo che ognuno di noi pensa e parla e si relaziona con persone molto diverse da sé, dando a volte per scontati certe concezioni o comportamenti che nel proprio pensiero sono del tutto normali, mentre per gli altri potrebbero non esserlo per niente. E poi, adoro quando si creano reazioni inattese o conversazioni inusuali.

Il fatto a cui mi riferisco di per sé è piccolo e insignificante, ciò non gli impedisce di tornarmi in mente e rallegrarmi di quando in quando. Insomma, mentre liscio con le mani le magliette dopo aver tolto le mollette ben disposte, mi ricordo di una mamma con la quale stavo parlando a una riunione dell’asilo del mio bimbo (e i cari genitori che condividono questa sorte, sanno quanto siano interessanti queste riunioni…). Stavamo disquisendo della quotidianità come sempre accade, cose che annoiano a morte i miei amici e rispondono al tipo “Ah, il mio fa questo e il tuo?”, oppure ci stavamo scambiando consigli su problemi di macchie, non ricordo bene, quando questa ragazza – sì, siamo giovani – iniziò a lamentarsi dei fine settimana che passava a fare i lavori di casa, e lì ci trovammo d’accordo sulla mole di lavoro, per corollario un coro di lamentele partì anche dalle astanti. Senonché, lei si chiese come faccessero le altre a lavare e stirare tutta la roba senza innescare un ciclo continuo di lavori, tanto che la sua famiglia trovava difficile fare gite nel weekend senza accumulare troppo ritardo nel resto. Mi stupii, cercando di dissimulare. Non eravamo in confidenza particolare, alla fine si tratta di disquisire di banalità tra conoscenti per la maggior parte delle volte durante questi raduni forzati, tuttavia la fissai e abbassai la voce, dicendo che dovevo confessarle una cosa. L’atmosfera si irradiò di innegabile curiosità femminile e calò il silenzio, così potei riferire a lei e alle donne che più o meno velatamente ascoltavano la nostra conversazione che io non stiro. Occhi a palla mi controfissarono per capire se stessi mentendo, e partirono questioni sulla composizione dei nostri capi di abbigliamento (“Ma allora come fai, usi tutto sintetico?” incalzò, con un malcelato disappunto) e poi in mio salvataggio si inserì un’altra mamma che disse che sì, anche lei ad esempio le mutande e i calzini non li stira… Rincarai, dicendo che sono fortunata perchè non usiamo molte camicie con il lavoro che facciamo, ma ormai la sua contrarietà era manifesta e troncammo l’argomento.

Ecco, io sorrido sempre se ci ripenso, so che è una cavolata, eppure. Non stiro signori, da anni, e per vedere il lato buono della medaglia in un certo qual modo me ne vanto di quel tempo risparmiato, visto che me lo posso permettere.

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