Terminato di leggere questo libro che mi mancava di Murakami (abbandonato dieci anni fa, grazie alla cara S. mi sono rimessa al passo con la sua bibliografia leggendo gli ultimi cinque anche se, ammetto in questa lunga parentesi, me ne mancherebbe ancora uno antecedente), mi è rimasta una gran voglia di mangiare giapponese e un velo del suo modo di scrivere impigliato nell’osservazione quotidiana delle cose. Per il cibo, potrò supplire in qualche modo, per la sensazione che mi è rimasta, credo non passerà per un po’. A volte, ad esempio in “1Q84”, l’ho trovato troppo ridondante e prolisso nelle sue descrizioni o nel far riportare tante volte nel corso della storia alcuni passaggi ripetuti da vari personaggi, ma in generale ho riconosciuto fin dalle prime righe un autore che in gioventù ho amato molto e l’ho trovato sempre in forma, a farti voglia di leggere e sapere come si svilupperà la storia.

“Nella vita c’è un punto in cui non si può più tornare indietro. E poi c’è un punto, ma i casi sono molto più rari, in cui non è più possibile andare avanti. Quando questo accade, che sia un bene o un male, l’unica cosa che possiamo fare è accettarlo in silenzio. E’ così che viviamo.”

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