Ho cominciato a leggerlo in fiducia, perchè la Mastrocola è una scrittrice che mi piace. E devo dire che in questo suo libro, a tratti controverso e sicuramente fuori dal coro, esprime idee interessanti e ci fornisce dati che tastano il polso della situazione critica della scuola dell’obbligo oggi in Italia.
Secondo lei, la scuola si sta modificando sempre più per venire incontro agli “utenti” finali, tenendo troppo da conto il surplus rispetto alla sostanza (quanti corsi extra curricolari ci sono, le gite, le ore di recupero anziché i programmi di studio, ad esempio). Il discorso è necessariamente generalizzato e forse spesso estremizzato, ma a vedere gli adolescenti di oggi vien un po’ di tristezza, così come sono dipinti. E da una persona che li vede ogni giorno a scuola, penso ci sia da fidarsi, ecco.
Mi ha fatto pensare su diversi argomenti che riguardano la società in toto e i suoi cambiamenti, come la progressiva disarmante assenza di autorevolezza (basta ascoltare la radio, dove in qualunque programma interviene l’uomo della strada a dare i suoi pareri su ogni cosa o il proliferare dei blog come il mio, che sono una perfetta persona qualunque ma dico la mia su tutto…), l’incapacità di usare una varietà lessicale ampia o la tendenza alla banalizzazione di qualsiasi situazione, per dirne alcuni. Io adoro internet e le nuove tecnologie e la possibilità che viene data a tutti di esprimersi, ma devo ammettere che la cosa può creare non pochi scompensi. Quanta fatica si fa a volte a trovare i contenuti di cui abbiamo bisogno in mezzo al mare mediatico che dà informazioni non richieste! È pericoloso, pure, specie per quelle persone che non riescono a discernere il parere di un esperto da quello di un millantatore, ad esempio, vedi tutti i siti dove vengono dati rimedi per malattie o simili.
Non sarò certo io a scagliarmi contro la tecnologia e le innovazioni delle quali tutti beneficiamo, ma credo che forse – per tornare all’argomento del libro – a volte proprio i genitori, che dovrebbero essere presenti nella vita dei propri figli, sono i primi che non riescono a capirne le esigenze. Perciò, come suggerisce l’autrice, ci vorrebbe un po’ di analisi di coscienza e prendere atto che, se è vero che siamo sempre più interconnessi e digitali, questo non presuppone un cambio totale dei metodi di studio o della capacità di attenzione – sempre più ridotta – di cui i giovani sono capaci. E speriamo che la scuola non vada allo sfascio, sempre più senza fondi e dove l’istruzione per prima viene quotidianamente attaccata dal potere politico che di volta in volta la accusa di qualcosa di diverso. Sempre che l’istruzione resti un cardine della società, in fondo.
Come cito nei miei ormai famosi slogans nei social networks: “Co ierimo putei, magnavimo sariandole vive, adeso i se sponzi con un spin e li porta in ospedal”.
Detto questo e senza cambiare di tema ( anche perché vi renderete conto della mia terribile astuzia lessicale e sociologica ), voglio esprimere la mia opinione dicendo che il sistema scolastico non va al passo con il sistema socio monetario moderno e credo propio non che non si riuscirá a ripercorrere di nuovo i bei tempi passati ( anni 70-80 ), in cui la scuola centrava l’individuo nel raggiungimento dei suoi obiettivi primari: la soddisfazione di esistere.
I genitori sono anch’essi carpiti da uno sfasamento socio-temporale, per cui si sentono accalappiati in un turbinío di eventi interconnessi che non gli fa capire + praticamente un cazzo.
Danno da mangiare carne che non sanno nemmeno da dove viene, comprano aggeggi decelebralizzanti, parlano ai figli con reverenza papale( a volte va bene peró il troppo stroppia ), ecc.
La vita è come un bocciolo di rose, che aspetta tutto l’inverno( era pre-industrializzata ), esplode nella gioia primaverile( era moderna ), si eleva all’apice della bellezza (anni 70-80) e muore appassendo lentamente (presente).
Speriamo io muoia tardi.