Mi ha fatto un po’ specie essere in teatro ieri sera tra signore impellicciate e radical chic di ogni età e sesso (ma non solo, per fortuna), seduti tutti assieme sulle poltrone di un luogo di intrattenimento di certo non proletario. E che mi aspettavo? Ma andiamo con ordine, inizio col dirvi di che spettacolo si trattava.

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Qui potrete trovare ogni riferimento utile, se non conoscete l’ottimo Ascanio Celestini. Lo spettacolo era “Appunti per un film sulla lotta di classe”. A essere sincera lo ho sempre apprezzato molto, la sua capacità affabulatoria è splendida e lo seguo da tanti anni, da quando ancora non era molto famoso e di passaggi in tivù non ne faceva. Non che la cosa mi dispiaccia, anzi, però mi sono stupita a vedere ieri tutta quella gente a teatro e ho pensato che spesso la tivù fa la differenza. Il racconto che faceva Celestini lo vedeva affiancato sul palco da tre bravi musicisti che ne sottolineavano alcuni momenti – in maniera a tratti un po’ ripetitiva e noiosa, devo ammetterlo – e creavano la base musicale delle sue belle canzoni.

L’argomento è forse troppo facile, il precariato, misto a frammenti di ricordi e altri racconti e canzoni. O forse sono precaria da tanti anni che mi sembra trito per forza, l’argomento! Tuttavia è bello, sentire Celestini che racconta e che canta, è bello pensare che si crei un piccolo varco nelle coscienze delle centinaia di persone che ridacchiavano o stavano con orecchi e occhi ben aperti ad ascoltarlo, e che questo provochi differenza tra il prima e il dopo, quando tutti tornano a casa e riprendono la vita che si era sospesa per qualche ora. Perchè una differenza, per forza, ci sarà…