Ho cercato di resistere all’impulso ma non ci riesco, mi vien per forza da scrivere qualcosa sulla vita della neo-mamma… Vorrei non dar consigli visto che siamo ancora agli inizi e proprio non mi sento l’esperta di turno, forse tuttavia è questo il motivo che mi spinge a scrivere. Ne ho lette di ogni sorta su internet – come norma vuole – e soprattutto ne ho sentite da chiunque avesse avuto un pupo tra le mani. La cosa più divertente è quando sei ancora in dolce attesa e qualsiasi (giuro, qualsiasi) mamma ti dice: “Non ascoltare quello che ti dicono gli altri, fidati del tuo istinto. Io ti consiglio soltanto di…”. Mi ha fatto morir dal ridere per nove mesi, questa incapacità di resistere alla condivisione delle esperienze, seppur a senso unico.

Il fatto è che è assolutamente vero che i consigli altrui hanno poca valenza e che la miglior cosa è fidarsi del proprio istinto, ma non sempre è facile farlo, anzi. Lasciando stare i consigli sulla gravidanza (forse ne parlerò altrove), i primi tempi con un neonato si è tutti in fremito perchè non si sa il motivo del pianto, il colore che deve avere la cacca, come togliere il moccio dal naso, per dirne alcune. Non parliamo poi di come farlo dormire!

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Come nella vita di tutti i giorni, basterebbe imparare a decifrare i segnali e capiremmo molto meglio tante più cose. Con i bimbi tutto questo è amplificato all’inverosimile: sono in grado di percepire gli stati d’animo della mamma, e in generale di chi li circonda, in un millisecondo e reagire di conseguenza. Perciò se noi siamo stanchi e arrabbiati, è improbabile che lui si calmi e si addormenti sereno. Ovviamente è un circolo vizioso, noi siamo stanchi perchè lui non dorme e via dicendo. Quindi sì, non c’è nessuna ricetta miracolosa (mi fanno pensare anche quelli che suddividono i tipi di pianto o danno uno schema sull’addormentarli in base alla quantità di sbadigli…), forse qualcosa di vero c’è in ogni testimonianza ma quello che si può cercare di fare è non farsi prendere dal panico e provare un modo per capire cosa ci sta dicendo il pargolo. Lui per i primi mesi può soltanto piangere per dimostrare il suo disagio, sonno, la fame o noia. Magari quello che pensavamo di avere capito e che funzionava fino a ieri, oggi non va più. E quindi via, si ricomincia da capo interpretando i suoi segnali e ragionando “di pancia” più che con schemini prefabbricati. Via anche il tabù del pianto! Ogni tanto anche lui ha bisogno di sfogarsi – specie quando vuole dormire – e un po’ di pianto gli serve: se ai nonni o a chi viene in visita la cosa disturba, fateglielo capire gentilmente e non vi fate influenzare nelle vostre scelte. Per ora ho capito che quello che fa stare bene noi, farà bene anche a lui.

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