Mi dissuasero dal vederlo: cose trite che noi italiani conosciamo a memoria. E questo è vero. Forse è anche un po’ vero che sembra pensato per un pubblico straniero. Ma tutta la polemica che ha innescato, nonché gli ostacoli alla sua distribuzione… troppo perchè me lo facessi sfuggire così. Sì, sto parlando di Videocracy, il documentario di Erik Gandini.

 videocracy

Allora, perchè se sono cose così palesi che tutti gli italiani dovrebbero sapere, la situazione italiana (vedi simpatici conflitti di interessi, tanto per iniziare una lista che non mi starebbe nella parentesi) non sembra mostrare incrinature? E qui si potrebbe davvero aprire un dibattito enorme.

Nel documentario ci si focalizza principalmente su alcuni personaggi della tivù degli ultimi anni, senza troppe ambizioni di raccontare tutto, impresa chiaramente impossibile in così breve tempo. Durante la proiezione ho ridacchiato spesso, vuoi per i personaggi assurdi che rilasciano dichiarazioni improbabili o semplici sguardi come quello sempre sorridente e per questo maggiormente inquietante di Lele Mora, agente, o ancora le parole dell’ingenuo “tarantolato” wannabe, Riccardo. Non mi sono infastidita perchè non c’è niente che non sapessi già, mi sono tuttavia chiesta se questo documentario potrebbe cambiare davvero qualcosa.  Poi ho osservato la gente che usciva dalla sala alla fine e ho capito che forse questo film arriverà solo a chi già è ricettivo e critico rispetto all’argomento, ha avuto risonanza internazionale, ma il nostro orticello presumibilmente non subirà una piega…

NOTA POSTUMA: Dopo l’ampio dibattito suscitato dalla trasmissione televisiva Striscia la notizia, mi sento in dovere di rettificare anche il post, pur non avendo menzionato il fatto che tanto scalpore ha suscitato. Il documentario “creativo” di Gandini (così è stato definito), si apre con un filmato degli anni Settanta attribuito alla televisione di Berlusconi, nella quale casalinghe desiderose di uscire dalla routine si spogliavano per un quiz telefonico rivolto agli spettatori, se questi indovinavano la risposta. Il male nasce da qui, sentenzia il regista. Ebbene, la trasmissione era di Teletorino e non aveva niente a che fare con il politico in questione, inventata invece da un altro individuo che infastidito ne rivendica ogni paternità e nega legami con Berlusconi. Tutto ciò per dire, va bene, ci sono molti altri argomenti di cui discutere sul losco figuro, tuttavia se si parte a fare un documentario inventando le cose, non ci siamo per niente. E soprattutto, che strano che nessuno abbia verificato le fonti, vero? Troppo presi dal fastidio, al solito.