Ovvero, come ho imparato a fare il padre di mio figlio autistico, recita il sottotitolo di questo libro di Nicoletti (qui il link al sito dell’autore dove trovate contatti, prossimi appuntamenti, press e informazioni sull’autismo, oltre che uno spazio di dediche ai lettori e informazioni sul progetto di sguardi laterali, andate a darci un’occhiata). Ero un po’ dubbiosa su questa lettura proprio perchè il tema mi interessa molto ma emotivamente mi coinvolge, troppo. Tuttavia vi ho ritrovato il puro stile di Nicoletti, il libro ti scorre tra le mani senza che te ne accorga, e la lettura va, leggera pur nella pesantezza dell’argomento nel modo che ha di raccontare lui le cose. Perchè “non è il solito libro di un genitore che fa il racconto compassionevole di una storia triste”, come afferma l’autore, e leggendolo ci si rende subito conto che è così. C’è comunque un’allegria di fondo, nelle parole ma anche nella quotidianità che vi traspare mentre narra le vicende della sua famiglia dove quattordici anni fa è arrivato Tommy, al quale dopo qualche anno di vita è stato diagnosticato l’autismo. Il messaggio che passa attraverso questo libro è che è una vita dura, piena di sacrifici ma anche piena di amore, dove è possibile comunque, a un livello diverso, una comunicazione e una capacità di sentire e condividere. “Io e Tommy oramai siamo collaudati: io capisco tutto quello che lui vuole intendere. Abbiamo superato il concetto che si possa comunicare esclusivamente con le parole. Si comunica in tanti modi, perché le persone autistiche hanno un modo tutto loro di comunicare; non solo: anche di scegliere chi può interagire con loro.” Allo stesso tempo un velo di tristezza rimane, perchè sicuramente una delle maggiori difficoltà che un genitore di un figlio autistico ha è quella di poter contare sull’appoggio della struttura sociale, mentre il figlio cresce ma anche dopo, quando prima o poi dovrà essere svincolato dalla protezione parentale una volta che i genitori non ci saranno più. “Per questi ragazzi non esiste il futuro, esiste solo il presente. E tu, genitore, nel presente, fai di tutto per vedere tuo figlio felice e speri che un giorno possa avere ciò che si merita, pur sapendo che non sarà così.” E da qui parte il progetto di Sguardi Laterali, un posto dove anche tutte queste persone che non trovano una esatta collocazione nella società attuale per la loro diversità, possano essere felici (vi rimando al sito dell’autore per maggiori informazioni).

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