Mi sono goduta il piacere di vedere in anteprima la versione originale dell’ultimo film di Hayao Myazaki Gake no ue no Ponyo (ottenuta per vie traverse, visto che in Italia solo pochi altri fortunati che hanno presenziato alla mostra del cinema di Venezia hanno potuto al pari approfittarne…).

Dunque, versione giapponese sottotitolata in italiano. Non so ancora se sia questa quella punta di insoddisfazione che mi è rimasta alla fine del film, visto che adoro Myazaki e ho apprezzato tutti i film animati che finora l’ormai mitico studio Ghibli ha sfornato, da La principessa Mononoke a La città incantata allo splendido Il castello errante di Howl. Forse quando vedrò la versione italiana, al contrario di quanto accade solitamente con gli altri film, le vocine di Ponyo e Sasuke mi conquisteranno. I disegni certo lo hanno già fatto: la fantasia speciale di Myazaki pesca a piene mani dalla tradizione giapponese di cui si è nutrita, immaginando storie e mondi fantastici in cui ci si perde fin dal primo momento. Per diversi minuti ho desiderato di abitare veramente nella casetta in cima alla montagna in cui il protagonista Sosuke vive con la sua famiglia e da dove, quando il padre naviga nella notte a bordo del suo peschereccio, questo bambino cinquenne in gamba gli lancia segnali morse dalla sua cameretta. Ai piedi di questa montagna c’è il mare dove Sosuke incontra Ponyo, buffo essere simile a un pesce rosso, e tra i due è subito intesa.

Non voglio raccontarvi tutta la storia, è dolce e impetuosa come le storie di Myazaki a cui siamo stati abituati, dalle immagini vivide e intense, anche se a tratti, soprattutto nella parte centrale, mi sono trovata sperduta nella trama, lenta e intricata, ricca di simbolismi. Il messaggio che lancia il film è chiaro e condivisibile, una morale buona che mette il sorriso, ma devo ammettere che non è stato amore a prima vista come è successo per gli altri suoi lavori. Guardatelo, però, se non altro perchè i suoi disegni sono meravigliosi!