Ho preso in mano il libro e ho cominciato a leggerlo senza sapere bene a cosa andassi incontro, essendomi stato regalato e non avendone mai sentito parlare prima. L’ho letto in due giorni.
Il romanzo è suddiviso in tre grossi capitoli, e da subito emerge un modo di scrivere scarno che mira all’essenziale, a farti entrare nel personaggio che racconta la propria esistenza.
Si comincia a seguire la vita di due gemelli durante la seconda guerra mondiale, consegnati dalla loro madre a una nonna che vive in campagna e che li tratta senza amore, li fa lavorare, senza cure e senza educazione. I due bambini sopperiscono come possono alle carenze di affetto e non solo, lavorano sodo e si guadagnano soldi extra per potersi comprare vestiti, scarpe, sapone e tutto il necessario a una vita decente. Metodici fino all’estremo, esercitano corpo e anima a non provare dolore di alcun tipo, in un mondo che li mette a contatto continuamente con cattiveria e sofferenza.
Basterebbe per rendere la storia avvincente e viva, nello stile tagliente e secco della Kristof, tuttavia a questa storia se ne affiancano altre, in un ribaltamento di ottica e prospettiva che fa riflettere sulla storia stessa, sui personaggi che la raccontano. Ognuno di essi ha dentro un mondo, e ogni mondo è complesso e differente dagli altri, le parole si mescolano di bocca in bocca senza obiettività e non si può capire quale sia la verità. Sempre che esista.
Titolo :
Siccome oggi mi sento poeta viaggiatore,
scriverò alcune linee di bytes
nel siffatto/sfatto sito dammiunabic.
Negli occhi del viaggiatore mio
dirimpettaio brilla una luce,
oltre al brillìo di insight profondi suoi
mentre osserva fuori dal finestrino,
brilla una luce,
quella della neve,
caduta a ficchi fiocchi per niente fiacchi,
a Milano Cittàsporca.
La sindaca non ebbe neppure il sale
per pulire le strade (bugia),
in una Italia terzermondista cheppure amo,
il mio poemetto si volge satira politica pura,
le beffe del destino.
Christian