L’ho sentito solo io lo stridìo tra immagini e parole nella nuova campagna dell’Agenzia delle Entrate sugli evasori fiscali? E sì che è stata realizzata da un colosso come la Saatchi&Saatchi. Insomma, l’uomo tipo, il parassita della società che dovrebbe rispondere alla campagna di sensibilizzazione sembra il tipico mafiosetto di periferia, con barba incolta e connotati marcati. Quando penso a chi evade le tasse in realtà la prima immagine che mi viene in mente è un tizio ben rasato, in giacca e cravatta, magari occhiali da sole da fico. O qualche persona influente, un politico, un dirigente, qualcuno che ha molto denaro e potere. Non so se sia dunque colpa dell’immagine che ne esce dallo spot o dalla difficoltà di base che questo messaggio smuova qualcosa in un terreno difficile come la lotta all’evasione, ma questa campagna mi ha lasciato piuttosto indifferente. Poi, se uno fa il “furbo”, non è che dicendo “hei, non farlo! con i soldi che non versi allo stato possiamo fare tante cose utili per tutti” le cose gli cambino molto. Lasciamo perdere poi gli esempi dei nostri governanti che calcherebbero solo la mano sull’ironia della situazione (sì, ve lo ricordate bene, qualcuno tempi addietro esortò a non pagare tasse ingiuste, tanto per dirne una). Da qualche parte si deve pur iniziare a sensibilizzare, e a parer mio per esempio nella vita di ogni giorno, incominciando a non imbucarsi tagliando la fila a uno sportello o a farsi fare la fattura dal meccanico. Anche se d’altra parte viene da pretendere che chi già si comporta onestamente, possa pretendere dallo Stato in cui vive che non gli si neghino dei servizi fondamentali e, chissà, magari che si tolgano delle ingiuste imposte, crisi o non crisi.

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