Un  giorno di pulizie in cantina a casa dei miei genitori, ho ritrovato tutti i miei anni di scuola, fermi e per sempre fissati nei quaderni e nei libri dove ho sostato per decenni. A tratti mi sono emozionata, tra le bordurine delle elementari e le poesie (perchè maestra hai voluto farmi imparare a memoria “X agosto”? ho odiato Pascoli per anni poi), una strana sensazione mi ha preso con i temi di italiano delle superiori e le cose che avrei voluto diventare. Ora che mi posso guardare indietro con la maturità di una persona fatta – ma non finita – mi rendo conto di quanto piccini fossimo, di quanta poca corazza ci ricoprisse a difenderci dal mondo. Anche se facevamo gli spavaldi.

E ripenso a mille scenette coi compagni, a ore di studio, alla noia di qualche lezione e alla sensazione che il cervello mi si espandesse mentre conoscevo più cose e imparavo a ragionare, chiedendomi se ce l’avrei fatta a leggere tutti i libri che mi interessavano nonostante la scuola e i suoi doveri.

Come rivivere un mondo sepolto, una me stessa che è mutata in tante direzioni diverse. Così li ho buttati via, dopo averli rimirati a lungo. Non ho bisogno di loro per sapere come ero perchè ho sentito il solco della memoria vivido e fresco, pazienza se alcuni ricordi verranno cancellati e se altri saranno modificati, è stato bello e brutto e voglio ricordarlo da me.

school(image credits: shazie28)