Serge è un operaio che ha lavorato da sempre, e giunge finalmente alla pensione. Scopre di non avere tutta la documentazione necessaria a percepirla, decidendo perciò di ritrovare i suoi vecchi datori di lavoro per ottenere le attestazioni dei contributi versati negli anni. Dopo qualche giorno di iniziale smarrimento nell’inerzia conseguente all’assenza di lavoro – cui non è per nulla abituato – rispolvera la sua vecchia moto e parte alla ricerca dei suoi datori di lavoro di un tempo. Attraverso alcune avventure, riesce a capire che quasi tutti lo consideravano uno stupido, ma soprattutto che non ha fatto altro che lavorare senza godere un istante di pace.
La fotografia è piuttosto interessante: inquadrature fisse e lunghi piani sequenza, frammentati da immagini sgranate come un super 8, mescolanza di ricordi e attimi magici. Aspettatevi un “film francese”, con lentezza e dialoghi apparentemente criptici o inconsistenti, che segnano per me la delicatezza della pellicola, dove si affrontano temi attuali quali i diritti dei lavoratori ma anche la semplice vita di un uomo qualunque vista nella sua banale quotidianità e interpretata dall’ottimo, massiccio, Depardieu.
stravagante e con un tocco di ingenuità che però lo rende umano. forse è l’umanità di depardieu che, nonostante la sua, a tratti strabordante presenza fisica, lo rende vicino e più simpatico del testimonial di pomodori e vini. l’ho visto un paio di settimane fa e lo ripensavo proprio in questi giorni. bello.
quella pubblicità è odiosa anzichenò! lui in effetti trasuda umanità in un personaggio che è comunque difficile, proprio per questo l’ho apprezzato.