Il tanatoesteta. Ecco il lavoro del protagonista: curare, truccare e vestire i morti prima della loro cremazione.

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Un passo difficile da fare per un violoncellista che ha perso il lavoro e che si ritrova quasi per caso in contatto con questa realtà, dalla quale rimane molto presto affascinato per la delicatezza, l’amorevolezza e la ritualità dei gesti che seguono il momento del trapasso, così difficile da accettare per i cari, di una persona.

Purtroppo la regia è scostante, a tratti quasi farsesca l’interpretazione dei personaggi, a tratti molto realistica. La fotografia troppo scialba non sembra una decisione cercata. Insomma, ci sono vari punti in discussione che non mi permettono di darne nel complesso un giudizio positivo, nonostante mi sia commossa e abbia apprezzato molte parti di questo film (che ha pure vinto un premio Oscar come miglior film straniero nel 2009).