Non sono riuscita a rientrare tra gli eletti che hanno gremito venerdì la sala del Cinemazero a Pordenone per assistere all’anteprima regionale di Come Dio Comanda, il nuovo film di Salvatores che era presente quella sera assieme a Elio Germano.

Ebbene mi sono goduta lo spettacolo in prima serata oggi (lunedì) e sono appena rientrata con la voglia di scrivere che mi è proprio piaciuto, senza dormirci neanche su, anche se lo leggerete chissà tra quanti giorni. Ormai tra i miei preferiti, Filippo Timi interpreta in maniera potente e riuscita Rino Zena, padre violento con la fissa per il nazismo e le pistole che educa come può il quattordicenne Cristiano, interpretato invece da Alvaro Caleca al suo ottimo debutto. Elio Germano si ritrova nella parte del ritardato simpatico Quattroformaggi, e riesce a riempire di umanità e tenerezza un personaggio molto complesso. Sullo sfondo di una cittadina anonima di provincia, si consumano vicende di ordinaria follia che sfuggono agli sguardi distratti, ma che se solo potessimo vedere più da vicino… E questo è ciò che impone la storia, di non soffermarsi sulla superficie, cercando invece di scoprire il perché di pensieri, atteggiamenti, vite che sono talmente vicine a noi da non accorgercene nemmeno.

Per chi ha già letto il libro non ci sono colpi di scena e la curiosità ne è smorzata (di sicuro anche voi vi eravate fatti un’idea tutta vostra dei personaggi, dalla scheggia nervosa  – per me – Rino all’adolescente un po’ sfigato Cristiano), per quanto la fedeltà al testo di Ammaniti risulti gradevole e ben sfruttata, mentre per chi vive in Friuli Venezia Giulia altri tipi di curiosità si affollano negli occhi osservando come lo sguardo di un “forestiero” ripropone le tue terre. La sensazione di vederle in un film solitamente te le rende lontane, invece ho riconosciuto la natura selvatica e dura di alcune zone pordenonesi, io che ancora non mi ci sono abituata del tutto, e le ho viste vere.

Per una delle rare volte, il film mi è piaciuto quasi quanto il libro.