E bio sia! Sì, me ne rendo perfettamente conto. Sono iper attenta a quello che compro e mangio, in una forma che forse è una mania. Ciò non significa che compro tutto bio e via dicendo, tutt’altro. Cerco, però, di favorire prodotti a kilometri zero, che provengono dalle terre dei dintorni rispetto a dove vivo e prodotti in Italia, insomma. Niente nazionalismi, in questa scelta. Leggo le etichette, evito le materie truccate o troppo piene di additivi chimici. E’ dura! Significa fare del consumo critico, impiegare un sacco di tempo in più per fare la spesa e molte energie (se posso vado a piedi, tra l’altro). Non lo faccio per sentirmi dire brava e avere una pacca sulla spalla, soltanto perchè è più forte di me preoccuparmi per la mia salute e per quella del mondo, anche se nel mio micro ambiente. Forse solo così riuscirò a fare davvero qualcosa di concreto, da piccola goccia nel mare. Questo comprende tutta un’altra serie di comportamenti sui quali non mi dilungherò in questo post. Mi hanno regalato dei biscotti bio e la prima cosa che ho fatto a casa è leggerne l’etichetta: non dice da dove provengono le materie con cui sono fatti, ma solo che l’hanno impacchettato in Italia. Sto ancora cercando di capire dove stia l’inghippo nello specificare per tutti i prodotti il luogo di provenienza, come accade invece per le carni dopo eventi mortiferi del passato. Retoricamente mi chiedo, sarebbe un diritto saperlo? In questi periodi di polemiche costanti e di sempre più ampia consapevolezza della necessità di cambiare i nostri stili di vita, ci si trova un po’ sperduti alla ricerca della “retta via”.

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