Già, proprio l’ultimo di Tim Burton. Niente 3d, però, non sembrava così necessario.

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Il film è un racconto condensato di vari libri di Lewis Carroll, abbastanza fedele. Alice è ventenne e deve rispondere alla proposta di un matrimonio che non vuole. Per prendersi il tempo di pensarci su, scappa e si perde in un bosco dove comincia a inseguire il Bianconiglio. Qui parte l’avventura che la riporterà nel Paese delle Meraviglie…

Molte sono le citazioni e autocitazioni ma vi si legge anche cura e attenzione ai dettagli che mi hanno appassionata. Vi chiederete perchè il Cappellaio Matto ha i capelli rossi e c’è un motivo, perchè faccia continuamente indovinelli apparentemente privi di senso e pure qui una ragione c’è, o perchè il Fante di Cuori della Regina Rossa abbia un occhio solo e la sua benda a forma di cuore cambi colore in determinati momenti (chissà quante altre chicche noterete!). Nel complesso mi sono piaciute tutte queste piccole cose e la fotografia in pieno stile Burton, meno gotica purtroppo per arrivare quasi al barocco, anche se a tratti ho notato una forzatura nella giustificazione dei personaggi folli di questo universo alternativo – un po’ troppo fantasy e obbligatoriamente disneyano -, che invece in Carroll sembrano sovvertire il senso della realtà senza per forza avere un legame così delineato con la realtà stessa.