L’ho visto un po’ per caso, devo ammettere. Però soprattutto per chi ama la musica d’oltremanica non si può mancarne la visione.

24-h

Il film è costruito come un misto tra documentario e film sulla scena musicale della Manchester dal 1976 al 1997, incentrata sulla vita di personaggi singolari e lungimiranti come Tony Wilson e l’etichetta Factory Records, attorno alla quale gravitavano gruppi come i Joy Division, A Certain Ratio e Happy Mondays.

Nella riflessione di questo periodo sulle trasformazioni della fruizione di un certo tipo di musica (rock, essenzialmente, ma non solo), la storia che ho visto mi ha fatto pensare che bisogna ammetterlo, la gente è cambiata. E per gente intendo noi tutti, quelli a cui piace andare a sentire i concerti nei rock club ancora in vita e che li rimpiangono per quello che erano un tempo ma che ormai si devono rassegnare al cambio generazionale. La gente, come dice Wilson, ora applaude ai dj, al mezzo e non alla fonte. E’ così, forse è giusto e non ci si può far niente. Poi gli altri motivi per i quali i rock club stanno scomparendo si trovano facilmente, tra crisi economiche e investimenti a rischio o quello che vi pare. Chi lo sa, alle volte mi immagino il futuro e mi vedo ballare in una pista dove tutti hanno il proprio ipod micro e si ignorano, felici.