Amanti del catastrofismo, unitevi.

2012

Stuzzica sempre la curiosità un film sull’imminente fine del mondo così come lo conosciamo, o quanto meno su un suo radicale ribaltamento di equilibri ecologici. Non nego che una microscopica parte di me spera che qualcosa accada, un avvertimento perché anche i più duri di comprendonio mettano da parte i meri interessi economici e realizzino il fatto che di Terra ce n’è una sola, e bisogna trattarla bene. Ma al di là di questo, la pura osservazione di una catastrofe non mi provoca molti effetti: dopo dieci minuti di inseguimenti improbabili in macchina su faglie che aprono voragini nella terra e fughe al limite del credibile con l’aereo tra grattacieli che crollano, qualche sbadiglio scappa davvero. Non c’è molto altro in questo film, oltre a degli effetti speciali ottimi. Non si parla dei motivi per i quali il nostro pianeta si trova al collasso, non è nelle intenzioni del regista cercare di instillare una consapevolezza seppur minima alle migliaia di persone che vedranno la pellicola, come se tanto quel che interessa al pubblico è vedere la spettacolare fine del mondo e sperare di potersi salvare con un lieto fine. Gli accenti sui valori della famiglia (che si ritrovano praticamente solo in punto di morte), della verità (che viene detta rigorosamente alla fine, con gesti eroici che ne sottolineano l’inutilità) e poco altro, mi hanno creato un fastidio che mi ha comunque accompagnato per quasi tutto il film. Ah, e non svelerò altro nel ringraziare per aver dipinto la cattolicissima Italia in questa stereotipata prospettiva, ma solo, parafrasando il trailer “Non dite che non vi avevo avvisato”.